Questioni di genere: AMUSE accanto alla Luiss

Riceviamo e pubblichiamo con piacere il seguente articolo che abbiamo ricevuto dalla nostra Socia Katia Mammola.


Questioni di genere: AMUSE accanto alla Luiss di Katia Mammola

Giugno 2023

“Se ti do il mio amore, che cosa ti sto dando di preciso? Chi è l’io che sta facendo questa offerta? E chi, per inciso, sei tu?”. Se lo domandava lo psicanalista americano Stephen Mitchell ipotizzando un capovolgimento del sentire il rapporto d’amore inteso per lo più in termini di “possesso”, di mera  proprietà dell’io. Ed oggi, in che misura queste domande hanno veste retorica? E quanto pesano culturalmente, in misura più ampia, le “questioni di genere”?

La Luiss, Università Guido Carli prosegue, nel pomeriggio dell’8 giugno, con un evento di straordinaria attualità, il ciclo di incontri dal titolo accattivante Any Given 8, “volto a promuovere l’uguaglianza di genere e ridurre le discriminazioni, attraverso testimonianze, presentazione di iniziative e momenti di approfondimento”.

L’università ha affrontato e continua a proporre, in occasione degli appuntamenti programmati per il giorno 8 di ogni mese, a partire dall’ottobre 2022,  una serie di temi che, ruotando attorno al fil rouge dell’uguaglianza di genere, si dipanano dalla Inclusione lavorativa e parità di genere nel lavoro, all’ Arte e diritti umani – donne in Arte. La strada verso l’emancipazione femminile; da Women’s Empowerment a Women on Stage; dalla maratona di incontri ed eventi della settimana dal 6 al 10 marzo “per un 8 marzo diffuso” in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti della Donna, fino alla Cultura di Genere e della Diversità. Questo e molto altro ancora, viene posto in essere affinché la creazione “di uno spazio di riflessione mensile” esorti i giovani a non essere mai indifferenti, a perseguire “non l’uguaglianza a tutti i costi, bensì l’equità, la possibilità di beneficiare tutti dei medesimi strumenti (…) per correre la propria gara con le stesse scarpe da ginnastica”. Tanto dichiara Giovanni Lo Storto, Direttore Generale della Luiss nonché promotore dell’iniziativa.

L’ultimo incontro, ha avuto luogo appunto l’8 giugno scorso  ed ha visto protagonista, quale invitata d’eccellenza, Serena Dandini, scrittrice, giornalista, conduttrice televisiva, sostenitrice -da sempre- di una interminabile battaglia contro la violenza alle donne. Come ha sottolineato, in sede di presentazione Giovanni Lo Storto, non è certamente la celebrazione di un singolo giorno, quale l’8 marzo, a qualificare l’impegno costante e la necessità di valorizzare sempre, e non solo in occasioni simbolo di specifiche ricorrenze, il contrasto alla disparità, alla disuguaglianza, alla violenza. Occorre mantenere vivo il dibattito sull’uguaglianza di genere e perseguire una costante opera di formazione e sensibilizzazione dei giovani. Questo il proposito della Luiss. Questo lo spirito che ha informato il ciclo di incontri. Nel caso specifico, la riflessione in diretta sulla violenza contro le donne, quale che sia il suo manifestarsi: consumata nel perimetro invalicabile di mura domestiche, che trasmutano in carcere il luogo di accoglimento per eccellenza o nella ferocia emblematica di un delitto, quale quello di Giulia Tramontano, in cui l’assassino arriva ad uccidere finanche la propria creatura. Serena Dandini, intervistata dalla Professoressa Emiliana De Blasio, Advisor del Rettore Luiss per Diversity and Inclusion, ha ripreso i monologhi di Ferite a morte, pubblicato nel 2012, ed edito recentemente nella versione aggiornata Ferite a morte. Dieci anni dopo. Ispirandosi ad Edgar Lee Masters ed alla sua Antologia di Spoon River, la Dandini raccoglie decine di testimonianze di donne vittime di violenza domestica dando loro voce perché raccontino, da morte, le loro storie: di sopraffazione, di sottomissione, di vili silenzi consapevoli di chi sapeva ed ha taciuto, di connivenza, di abbandono, di solitudine , di disperazione, di… femminicidio. E cosa è cambiato dieci anni dopo la messa in scena per la prima volta, al Teatro Biondo di Palermo, dei testi di Ferite a morte ad opera di un esercito di donne che osavano finalmente pronunciare la parola femminicidio e che denunciavano al Paese intero l’odiosità di delitti nella maggior parte dei casi nemmeno denunciati? O etichettati ancora come “omicidi passionali” o gesti insani di chi è preda di “improvvisi raptus di follia”?  Raccontare ciò che accade, dare il nome alle cose, è il primo passo verso il cambiamento di un fenomeno culturale che è globale e che “non si manifesta con la sola forza fisica ma si annida nelle parole, nelle umiliazioni, nella disistima che giorno dopo giorno sbriciola la fiducia delle donne in se stesse e le emargina in una gabbia di stereotipi e pregiudizi che finiscono per mettere a rischio ogni libertà e indipendenza”.

Sono parole di Serena Dandini e devono essere appannaggio di tutti, uomini e donne che, forti della propria dignità di esseri umani completi, possono insegnare, denunciare, dialogare con le istituzioni: con l’esempio che si nutre della convinzione -altrettanto profonda quanto le radici culturali del dramma da combattere- che non si tratti, tuttavia, di una condanna ineluttabile e che potremo un giorno, finalmente danzare leggere con le nostre Scarpette Rosse.

AMUSE ha voluto partecipare all’incontro condividendo appieno la necessità di fornire, soprattutto ai più giovani, quegli strumenti di formazione prioritari alla comprensione dei diritti fondamentali ed all’acquisizione, attraverso il riconoscimento dell’altro, del rispetto di sé. Al pari dell’università anche la scuola dovrebbe mobilitarsi ed offrire, nel momento più delicato della formazione, il supporto indispensabile al raggiungimento di un traguardo difficile: la responsabilità del discernere e la capacità dell’agire conseguente. Così si è espresso il vice-Presidente della nostra Associazione intervenendo al dibattito: a ribadire, ove necessario, come la consapevolezza sia la chiave di volta su cui imperniare l’essenza di cittadini di un futuro estremamente incerto.

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