Si sono svolti, tra luglio e settembre di questo anno, alcuni incontri con responsabili e funzionari del Dipartimento Ambiente di Roma Capitale e i rappresentanti di alcune associazioni di cittadini, tra cui AMUSE e ordini professionali (agrotecnici e agronomi) che hanno contribuito alla redazione del Regolamento del verde approvato dal Consiglio comunale nel maggio scorso.
Agli incontri hanno partecipato anche l’Assessora Laura Fiorini, il Consigliere comunale Roberto Di Palma e l’arch. Giuseppe Sorrentino, responsabile della Direzione Gestione Territoriale Ambientale e del Verde ai quali va riconosciuta la disponibilità ad affrontare alcuni dei temi maggiormente sentiti e comunque di importanza per il verde della città di Roma.
Si è parlato innanzitutto della necessità di provvedere alla Formazione del Personale di tutti gli uffici direttamente e indirettamente coinvolti nell’applicazione del Regolamento e in particolar modo del personale del Dipartimento Ambiente e di quello del Corpo di Polizia municipale, soprattutto per l’aspetto riguardante l’applicazione delle sanzioni.
Si è affrontato quindi il tema della Tutela dei pini aggrediti dalla cosiddetta cocciniglia tartaruga (Toumeyella parvicornis) che, come molti sanno, rappresenta una gravissima minaccia per le alberature di Roma (non la sola perché ad esempio è stata rilevata anche la presenza della Nidularia, ossia della cocciniglia del leccio).
Per quanto è stato riferito da Francesco Messina, dell’Ufficio Sistema Arboreo Cittadino, gli interventi di contrasto (trattamenti endoterapici, lavaggio delle chiome, bioattivazione) sono iniziati nel 2020 e proseguiranno nei prossimi mesi in base alle disponibilità di fondi esistenti (provenienti in parte dal Comune e in parte dalla Regione), anche a fronte della difficoltà derivante dal fatto che non si conosce il totale dei pini e la percentuale di quelli malati, perché manca il censimento del verde.
Su un’approssimativa stima di 55.000 pini complessivamente presenti in aree verdi, ville e strade cittadine (quindi ad esclusione di aree come la pineta di Castelfusano o di proprietà privata di enti come l’Ospedale San Camillo, l’ATER, il Vaticano e altri grandi enti) si valuta che le piante colpite dal parassita siano date da una percentuale oscillante tra 40% e 80%. Al momento si conta di poter intervenire su circa 24.000 pini in un arco temporale di alcuni mesi.
Ci sono poi difficoltà pratiche per effettuare gli interventi (ad esempio sulle alberature stradali) e quelle legate ai tempi delle procedure degli affidamenti che, se possono ritenersi giustificati per la normalità, non lo sono per l’emergenza a cui ci troviamo di fronte. A questo si aggiungono i ritardi con cui le Istituzioni centrali hanno emanato le disposizioni necessarie (ossia il Comitato Fitosanitario Nazionale, che solo a febbraio 2021 ha approvato le linee guida e il Ministero delle Politiche Agricole alimentari e forestali che ha dovuto acquisire il parere della Conferenza Stato Regioni e che, solo a giugno 2021, ha emesso il decreto di lotta obbligatoria (peraltro pubblicato a luglio) con l’“Autorizzazione in deroga per situazioni di emergenza fitosanitaria per l’impiego su pinus spp mediante iniezione al tronco, ai sensi dell’art. 53, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 1107/2009, del prodotto fitosanitario VARGAS reg. n. 15279, contenente la sostanza attiva abamectina”.
Altro tema in agenda sono stati i Giardini Nicola Calipari di Piazza Vittorio, oggetto di importanti interventi di riqualificazione e riaperto al pubblico a novembre 2020, per il quale è stato predisposto un Piano di gestione a opera di un nutrito gruppo di lavoro composto da tecnici, rappresentanti istituzionali e di associazioni di cittadini.
Il problema che ora si presenta è quello dell’applicazione di questo Piano, reso difficile dall’assenza della figura di un curatore responsabile del giardino (anche per la carenza di funzionari in possesso dei requisiti professionali richiesti) con reali poteri e autonomia di spesa, dalla frammentazione delle competenze tra tanti uffici di Roma Capitale e dalla mancanza di una voce specifica tra i capitoli di spesa dedicata alle ville e ai giardini storici. A questo si aggiunge la carenza di personale dell’Ufficio Ville storiche e la mancanza di comunicazione tra i vari soggetti che autorizzano occupazioni di suolo pubblico per eventi, quali il Gabinetto del Sindaco, la Questura e la Prefettura. Ne consegue che si sono verificati gravi danni a seguito di queste manifestazioni in un’area di elevato valore storico.
Questa situazione è stata l’occasione per porre all’attenzione dell’amministrazione il problema della gestione delle ville storiche e della necessità di predisporre piani ad hoc e di avere dei responsabili per ognuna di esse. Questo interessa molto il Secondo Municipio che conta la presenza di numerose e importanti ville storiche come Villa Glori, Villa Leopardi Dittajuti, Villa Paganini, Villa Borghese, Villa Ada Savoia, Villa Balestra, Villa Chigi, Parco Nemorense.
Si è parlato di comunicazione e di informazione alla cittadinanza su attività realizzate, programmi avviati e interventi in corso e programmati (in primis abbattimenti di alberi e eventuali sostituzioni, potature) constatando la mancanza di risorse tecniche e economiche per questo comparto.
Infine è stato chiesto di pubblicare il documento contenente le “Linee strategiche di indirizzo per la gestione del patrimonio arboreo pubblico di Roma Capitale” predisposto dal “Tavolo di Lavoro Inter-Istituzionale sulle Alberature” istituito dal Comune nel giugno 2019 al quale AMUSE ha partecipato e che e che contiene indicazioni molto utili sui temi relativi al “Censimento delle alberature”, alla “Valutazione dello stato di salute e del rischio e fitopatologie”, al “Piano di rinnovo del verde” e al Piano del verde storico, archeologico, paesaggistico e cimiteriale”.
Il resoconto degli incontri è stato comunicato attraverso il collegamento in diretta con Radio Roma Capitale del 25 settembre 2021 di Federica Alatri.